“Quello strano meccanismo…”
Quattro lustri orsono hanno innescato uno strano meccanismo
dove ciascuno di noi sembra esser stato inghiottito:
uno curioso marchingegno che ha generato un collegamento invisibile tra novantadue individui,
in grado di attivarsi in un istante appena qualcuna di queste persone ha occasione di sentirsi o vedersi.
Ciò che si genera è qualcosa di speciale, per certi versi unico:
fratellanza, solidarietà, voglia di prendersi in giro, gioia, allegria, rispetto, stima, vicinanza…
E’ successo anche sabato quando ci siamo incontrati, molti dopo vent’anni che non si vedevano,
eppure è bastato uno sguardo per riconoscersi in un sorriso e in un abbraccio sincero, che ha azzerato
in un istante quella distanza spazio/temporale e ci ha catapultato come in una macchina del tempo
a quel freddo inverno del ’99; dove prendeva forma e consistenza quella strana miscela di persone,
molto diverse per estrazione, cultura, formazione, ma dannatamente identiche per elementi valoriali,
morali ed etici importanti, per certi versi quasi estinti.
Vent’anni dopo, forse, ci si è resi conto che quei pochi mesi vissuti insieme hanno determinato la nascita
di un nucleo saldissimo dove il tempo non dirada ma fortifica,
dove la distanza non allontana ma ricongiunge,
dove l’assenza si rivela presenza
e anche chi non c’era sa perfettamente di esserci stato,
perché “quello strano meccanismo” come un orologio perpetuo continua a battere dentro ognuno di noi…
Una canzone dice che le cicatrici siano autografi di Dio. Allo stesso modo ognuno di noi, per gli altri, è stato un segno, magari un po sbiadito ma incancellabile, nel proprio animo. È con tanti mattoni, tutti di egual importanza, che si costruisce una casa, una casa che si chiama vita.